LE AZIENDE DEL FUTURO NON AVRANNO BISOGNO DI LEADER

non abbiamo bisogno di leader

LE AZIENDE DEL FUTURO NON AVRANNO BISOGNO DI LEADER

Credimi, non è un’affermazione provocatoria.

Immagino tu stia pensando “ma come! Esperti e media parlano dell’importanza dei leader per la longevità delle imprese e tu dici che non servono!”

Ok, ok…non agitarti! Cercherò di essere il più sintetico possibile, anche se non sarà facile.

Innanzitutto analizziamo le reali aspettative che la proprietà (azienda) si aspetta da un Leader:

1. Capacità di amalgamare un team.

2. Equilibrare il benessere in azienda.

3. Valorizzare e accrescere le competenze altrui.

4. Governance nel raggiungimento degli obiettivi.

5. Problem solving.

Mi sono dimenticato qualcosa?

Già da tempo si parla di “Organizzazioni orizzontali” (modello agile), in cui vengono abbattute le gerarchie interne per una responsabilità e leadership distribuita, quindi non parliamo di lavoratori gestiti da leader ma leader’s che interagiscono tra loro costruendo quella che viene considerata “leadership distribuita”, meglio definita come “obiettivo compartecipato”.

A dire che non abbiamo bisogno di Leader c’è anche un interessante articolo di Emiliano Pecis su Il Sole24ore, intitolato “Non abbiamo bisogno di Leader carismatici (l’umiltà rende 7 volte tanto)”, in cui viene riportata e commentata una bella ricerca condotta dal Prof. Jim Collins su un campione di 1.435 aziende che sono apparse nel Fortune 500 dal 1965 al 1995.  Tra loro ha voluto selezionare solo quelle che, da un certo momento in poi, sono state capaci di generare, in un intervallo di tempo di almeno 15 anni, fino a 7 volte i rendimenti azionari rispetto alla media del mercato, ma solo 11 hanno risposto positivamente. Una volta selezionate le 11 aziende che sono riuscite a passare da “buone” ad “eccellenti” il Prof. Collins ha voluto capire cosa avessero in comune, notando un aspetto molto particolare tra loro: non erano governate da “Leader carismatici”. La pubblicazione di questa ricerca è riportata e narrata nel suo libro dal titolo “Good to Great: Why Some Companies Make the Leap and Others Don’t”.

Poi recentemente ho letto il libro di Giovanni Battista Vacchi e Danilo Zatta dal titolo “Al cuore della leadership” che, al contrario di quanto espresso dal Prof. Jim Collins, sostengono l’importanza della “visione” nella leadership, caratteristica presente appunto nei Leader carismatici.

Quindi dove sta la verità? Servono o non servono i Leader e se SI come devono essere?

Personalmente non condivido questa loro teoria, in cui è fondamentale avere Leader visionari, bensì considero di gran lunga altre caratteristiche nettamente più importanti, come la sensibilità e la capacità di mettersi in discussione. Quest’ultima non è riconducibile al genere di Leader visionario presente nei personaggi che raccontano nel loro libro (Steve Jobs, Sergio Marchionne, Angela Merkel, Leonida). La “visione” è una capacità presente soprattutto nelle figure creative, in quei Leader/Imprenditori che, con la loro lungimiranza, disegnano nuovi mercati e con il loro carisma si posizionano in testa.

 

Adesso facciamo un passo indietro e torniamo ai 5 punti che una proprietà d’impresa si aspetta da un Leader.

– Sia per il punto 4 e 5, sul problem solving e sulla pianificazione, possiamo sostituire il Leader con metodologie molto efficienti (come metodo agile SCRUM).

– In soccorso al punto 4 possiamo trovare la tecnologia che, grazie all’AI, si occuperà di gestione, controllo e analisi (di questo ne parlerò in seguito).

– Al punto 3 direi senza indugio un programma di formazione strutturato e monitorato da esperti è fondamentale.

– Unendo sia il punto 1 che 2 già oggi possiamo trovare delle nuove figure emergenti che, da circa 3 anni, sono sempre più presenti nelle aziende: CHO (Chief Happiness Officer), People and Culture Manager, Counselor, Mentor Coach.

 

La leadership potrà essere “outsourcing”?

Assolutamente si. Tutte le attività che includono il miglioramento del benessere nelle aziende e nell’engagement dei dipendenti possono senza dubbio essere sviluppati da personale specializzato esterno. Una delle attività poco apprezzate sono i team building e corporate retreat, questo soprattutto in Italia. Quando chiedo a Manager e Imprenditori “che tipo di attività Outdoor realizza come Team Building o corporate retreat?” – la risposta più frequente – “facciamo cene, rafting, paintball, etc), e quando chiedo “quante volte all’anno?” – la risposta – “di attività una l’anno, mentre cene un paio.”

Non comprendiamo l’importanza di queste attività per lavorare sui 5 punti e creare un team compatto e coeso, soprattutto in un modello di lavoro “smart” in cui i lavoratori si trovano a svolgere il proprio lavoro sia in presenza che da remoto.

Attività come team building e corporate retreat sono fondamentali nelle aziende del futuro, sempre più ibride e fluide, e dovranno essere sempre più frequenti. Qui il Leader outsourcing gioca un ruolo importante.

I Team, dislocati in vari punti del globo, devono avere la possibilità di ritrovarsi almeno 2 volte l’anno (una ogni semestre) per partecipare a più attività che avranno come scopo: rendere più coeso e armonico la collaborazione, migliorare le relazioni, esercitarsi nel attività di problem solving. Poi, una volta l’anno, la proprietà dovrà realizzare un corporate retreat (che non sia solo di 2 giorni), in cui le risorse, a discrezione, possono coinvolgere anche la famiglia (essendo un elemento sempre più presente e importante nell’equilibrio vita/lavoro).

 

In questo nuovo scenario, in cui le aziende necessitano di luoghi dove poter realizzare questo genere di attività, le strutture ricettive (hotel, residence, navi da crociera, glamping, etc) dovranno modernizzarsi per diventare siti idonei e strutturati, offrendo questi servizi in collaborazione con consulenti ed esperti (chiamati prima Leader outsourcing).

Ecco la sfida del futuro: trasformare in maniera dirompente le nostre aziende ed il modello di lavoro. Questo creerà un nuovo scenario d’impresa capace di muove non solo il mercato di riferimento, grazie al suo approccio, caratteristica capace di trasformare una buona azienda in eccellente, ma saprà offrire nuovi scenari di business ad altri mercati come quello del settore hospitality. Un esempio:

– CEO, Leader carismatico e visionario: capace di intercettare il business mappandone la sua ascesa.

– Management: non avremo bisogno di Leader con il ruolo di coordinamento e controllo, ma le risorse saranno responsabilmente capaci di gestire e migliorare l’operatività (cuore pulsante dell’azienda).

– Leader outsourcing: saranno figure esterne con il ruolo e la responsabilità di amalgamare, migliorare e stimolare la crescita di ogni risorsa aziendale in linea alla filosofia/cultura aziendale.

– Spazi: con il remote work gli uffici spariranno, le strutture pubbliche e ricettive (bar, hotel, residence, etc) saranno strutturati per offrire ambienti idonei per i lavoratori, diventando anche siti strutturati per la realizzazione di team building e corporate retreat (in collaborazione con i Leader outsourcing).

Utopia?

Probabilmente sì o magari no. Una cosa abbiamo sicuramente capito durante questi ultimi 3 anni: non possiamo più predire il futuro, al massimo possiamo ipotizzarlo.

Dal canto mio con questo articolo ho voluto semplicemente giocare con una fantasia lucida; sommando come fosse un compito di algebra teorie, modelli di lavoro e aspettative cercando di immaginare uno scenario concretamente auspicabile e maledettamente desiderato. Ma resta sempre una delle tante opinioni personali. Niente di più.

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